Look inside
Un leggere il momento storico attuale - 2021 - con occhi esterni al caos intellettuale. Una riflessione umana, un pensiero scaturito da un’ Anima credente, sicuramente nel rapportarsi, nel perseguire i valori creati e definiti a fondamento della propria vita. Qualcosa di personale narra una vita di battaglie a tutela della Verità dove in gioco entra la dignità del saper essere uomo, un uomo coi suoi difetti ma vero, leale e attento. Difficile oggi la narrazione di un sentimento, di un vissuto, di un sofferto nell’ Anima, di una complessità forte. La sua comprensione risulterà difficile trovando nel presente tutto permeato da creazioni effimere, falsità ed atteggiamenti indirizzati unicamente a sé stessi che hanno trovato nel demonio ricchezza di espressione.
Un libro per i lettori più audaci, forti nel sentimento, capaci di mettersi in discussione ed andare oltre al vocabolo nel suo significato puro cogliendone invece il senso celato fra le righe. Un romanzo che pone in primo piano l’ Individuo, con i suoi conflitti interiori, le sue emozioni e sentimenti, passioni e sensazioni, la sua ricerca della Verità, nel suo significato estensivo, senza pensiero alla conseguenza che ne deriva cosciente che è parte della battaglia ... sempre. Credo che la vita sia un viaggio e un viaggio una somma infinita di ricordi. I paesaggi migliori sono quelli impressi nella memoria. Viaggiare significa incontrare persone e anche se non condividi un linguaggio comune, un sorriso e un gesto del corpo ti aiuteranno sempre a creare un legame. Questi sono i tipi di ricordi che dureranno per sempre. Per questi ricordi si deve combattere, per questi paesaggi si deve essere verità.
Prologo
'Quando l’infinito spirituale si perde all’orizzonte, la società umana ha smarrito la bellezza dell’ IO a beneficio dell’oscuro.’ [Ref. Claudio]
Il valore umano nel suo più ampio senso e definizione, è sempre stato avvolto dal mistero della semplicità. La semplicità avida del Divino che ne ha censito spessore spirituale. Non è il cambiamento in sé che dobbiamo cercare ma è l’umiltà del valore stesso. Oggi abbiamo una prospettiva storica sufficiente per riconoscere che è proprio tra questi che troviamo il senso del nostro passaggio sulla terra. Riesco a scorgere tra il parlare del vento colui dove il valore finge di essere davvero. A mio parere il vero valore, dove il vocabolo inserisce in sé tutto quello che è la spiritualità dell’individuo, sta nel fatto di essere lì, semplicemente lì, in piedi o seduti ... in quel preciso momento.
Un nuovo, normale, stato d’animo. Un nuovo, normale rapporto tra dimensione razionale e dimensione religiosa.
Un concetto molto urlato ma molto, molto poco riproposto fattivamente nella sostanza della propria spiritualità. Molti si ergono educatori, formatori, molti si ergono cattolici, molti ne trattato nei libri, molti ne paventano valore. Che ipocrisia, che codardia, che meschinità ma è parte dello squallore del ‘quotidiano esprimendo violenza’ che nell’assenza dei fatti si bestemmia con la sua presenza alla chiesa. [Alla chiesa intesa quella del demonio] Una vita romanzata [Colorire fatti aggiungendo elementi di pura fantasia e falsità] che li porta a credere nella loro cattolicità, nel saper educare il futuro, nel saper formare i ragazzi attraverso lo sport o la scuola; in fondo basta presumere che andare alla chiesa e dire due AVE definisca essere cattolici e salvarsi quindi nel dopo. Racconto, su questo squallore dei maledetti [Coloro che della vita hanno fatto scopo di distruggere] una guerra di onestà intellettuale dove un popolo ‘ignaro e cattolico’ si defila come sempre in questo Paese accade. La storia racconta e testimonia le stranezze di una parte della nazione voltagabbana, da sempre, fino all’attuale momento storico che ne conferma senso e disastro. Il problema italia è sociale, ammesso si voglia vedere la verità senza andare a cercare colpe nei personaggi politici o altri personaggi in quanto non sono che espressione di un mandato di comodo momentaneo del popolino per quanto attiene i politici, o espressione di un tollerato comodante con occhio verso ‘gli altri formatori’ sui quali si riversa la colpa e ci si inalbera esprimendo molto bene il senso di falsa umanità appena il ‘comodo’ esaurisce valore palesando contrapposto il problema.
Gli standard, che poniamo come essenziali nelle nostre scelte, stabiliscono che necessiterebbe osservare fin da subito se ci si trova di fronte a fatti reali o non reali - potremmo tradurre anche di fronte a fatti o parole - e scivolando verso la narrativa che segue, chiunque li leggerebbe almeno ‘insoliti’. Ora, ritengo che chi non si pone dubbi è inadempiente, omertoso, vile o semplicemente irrazionale verso se stesso e verso, ovviamente, la realtà, la verità, anche se la mancanza di razionalità nell’affrontare temi di questo tipo è la cosa più frequente oggi nelle persone pronte a nascondersi dietro il rifiuto cognitivo in quanto restano ipotesi dissonanti alla propria ‘sfera morale’, direbbe un filosofo, ‘finta moralità’ asserisco io. Leggo ‘distorsione morale del giudizio’ che calzerebbe forse come definizione appropriata e meno ‘volgare’ per coloro che si soffermano alla lettura superficiale del vocabolo, ma leggo altresì che la non conclusiva presa di posizione, seppur fosse legata al ‘non si potrebbe giungere a questo in quanto contrario all’etica morale e spirituale’ - per quanto riconducibile a mera utopia per la maggioranza oggi - induce a considerare impossibile un fatto ma … questa non è razionalità, sarà urtante ma razionalità non è nascondersi, razionalità è ricerca del vero. Apro un piccolo excursus su razionalità e religione / fede cristiana dove evidenzio che la concezione cristiana del mondo e dell’uomo pone le condizioni affinché fede produca pensiero e allarghi gli orizzonti della ragione umana. Privilegiando questa teoria, ritengo sia doveroso tenere presente sempre che un fatto possa essere verosimile, o molto vero e poco simile, quando alcuni fattori di analisi, porterebbero a convalidare punti dissonanti dal proferito di colui che ama circuire. Soprattutto se si dedicasse del tempo ad osservare da vicino e scrivo ‘dedicasse’ con il sorriso sulle labbra perché per mio figlio, per il suo futuro, per me, per il mio futuro, non userei mai il congiuntivo imperfetto. Non impongo quindi il ‘crederci’ per il solo fatto del mio dirlo e scriverlo ma consiglierei almeno di prenderlo in considerazione e cominciare a curiosare un po’ più da vicino, ad essere semplicemente razionali, altrimenti la sola conclusione definita possibile potrebbe palesarsi completamente errata e se così fosse necessiterebbe fermarci un momento per comprendere cosa siamo diventati e dove stiamo andando. Utile diventa guardarsi dentro e chiederci se come società stiamo forse commettendo qualche errore, perché certi errori a cui ci si rende ciechi celandoli dentro un ‘divieto sacrale’, conducono prima o poi fatalmente a vincere il premio attribuito a chi si estingue in virtù della propria ignoranza e superficialità. Negare pubblicamente, o socialmente, qualcosa è sempre una forma di affermazione dove i colpevoli sono le vittime ... meraviglioso. La paura è narrazione di anni di controllo della massa, manipolare è oramai una semplicità quotidiana, basta insinuare il dubbio attraverso la violenza della diffamazione o altro ed il gioco è fatto. Spesso però proprio chi urla più forte al porco al porco è il porco stesso. Ho scritto pensieri propri, ho riportato documenti e narrato accadimenti. La verità di questo scritto è che sappiamo poco di ciò che accettiamo quotidianamente e alcuni vorrebbero che sapessimo ancora meno.
Riporto una frase celebre di Franklin Delano Roosevelt ‘In politica nulla succede per caso, se succede potete scommetterci che era stato pianificato così.’ Poche possibilità di fare abbiamo sento dall’ologramma lontano urlare. Forse, ma almeno pensare e porsi domande è ancora una libertà che mi permetto e le condivido, a modo mio, con chi vuole ascoltare e questo … da fastidio a qualcuno. Una gran parte della società è stata ammaestrata a ripudiare le domande, a sbavare di rabbia davanti alle nostre domande come se fossero troppo indiscrete e anche qui chiudo lasciando il pensiero correre nudo e puro su una frase storica di Oscar Wilde ‘Le domande non sono mai indiscrete. Lo sono a volte le risposte.’
Capitolo 1
Interpretare il Pensiero
Tempi ‘silenziosi’. Le ‘Parole’ e la ‘Poesia’ della Vita soprattutto, sono i modi più efficaci per rompere il silenzio.
E’ strano come la sequenza di lettura analizza la realtà impura. Se osserviamo da vicino, quello che ci scandalizza non sono mai i fatti, sono le parole o le immagini che scriviamo ‘corrotte’ nel nostro qualificare persone e fatti nel quotidiano come, ad esempio, la bestemmia proferita nell’ esclamato del maleducato perché semplicemente ‘ci infastidisce’. Strano che sia il vocabolo, quel ‘por …’ ad essere crocefisso e non la meschinità e mediocrità del nostro fare abituale, non l’accettazione incondizionata, per comodo, dell’espresso del vero ‘corrotto’. Certo, lui disegna la sua persona e ne erge monumento con parole importanti, mai vissute, ma importanti alle orecchie di colui che si ferma alla semplicità di un vocabolo che deve essere non realmente vero, semplicemente consono al proprio voler sentire. Nessuno pare accorgersi del fatto che il simbolo di Colui che è, ed hai tu stesso riconosciuto essere, Dio è stato relegato tra le fiamme del ‘perduto’ dato che la propria filosofia di vita nel reale ne nega completamente l’insegnamento e la dottrina. Fantastica la meschinità di coloro che si processano nelle festività lungo il sentiero ‘cattolico’ vivendo magari la loro quotidianità nei valori opposti mostrati dalla Santissima Trinità, ma pare far figo andare a bestemmiare in Chiesa, [quella vera] riempie e fa sentire a posto con se stessi. [Non bestemmiate con le parole, non è permesso, da fastidio, resta lecito, parrebbe, farlo con i gesti nel quotidiano.] Ho sempre trovato anomalo questo ergersi a paladini del vocabolo quando la propria filosofia di vita bestemmia ogni secondo del suo respiro nel relazionarsi, comportarsi, presentarsi.
Volevo porre in copertina l’immagine di una porta aperta di una cascina di ieri, una porta che invitava l’ingresso narrando di antiche leggende e verità di vita passata dove tutto era religione effettiva, percepita e respirata, valori autentici nella stretta di mano, nel brandire vanga e spargere semi perché ieri il lavoro rispecchiava la vita, formava alla vita ed era salute spirituale nella sua enorme umiltà e nel suo senso più lato. Una lettura ‘grafica’ che oggi viene ripresa spesso ed usata ad inganno, infatti scrivo ‘parlando aria’, usato dalle realtà sportive, per chiamare a se giovani a definizione del proprio potere sociale ed economico, da parte di alcune figure istituzionali scese negli abissi dell’inferno a suggello del proprio vedere la vita e ad accompagnare personalmente le anime dei meschini vendutesi al qualunquismo. Queste figure che oggi si sostituiscono al Divino nella creazione, attraverso uno sport che oggi non forma, non crea libertà, personalità ne migliora le doti che Dio, attraverso il DNA, ha donato al singolo ma ‘ferma’ la crescita ‘geniale e propria’ del ragazzo e crea, ad immagine della frustrazione e del fallimento panchina, [nella maggioranza dei casi] un ‘fragile qualunquista’ uguale a tanti altri con inimmaginabili danni futuri per i giovani; attraverso quelle istituzioni che dello scritto costituzionale, del giuramento della divisa, del giuramento sacro sancito dalla e nella professione usano il potere per ricreare il mondo a propria immagine e volontà, [da qui l’uso del vocabolo forte e volgare ‘fottere’ ma forte e volgare è l’azione del mediocre] troveranno nel Giudizio Definitivo ampio spazio in cui svolgere i compiti dettati dalla loro mediocrità intellettuale. [credendo fermamente nel ‘dopo’]
Evidenzio invece una scritta Il Diritto alla Verità una scritta che leggo anche sui muri dei tribunali ‘la legge è uguale per tutti’ [barzelletta riconosciuta da chi questo luogo frequenta] che risulta sparita dall’anima del popolino [coloro che si sono venduti alla chiesa per ‘pochi soldi’] affrettata oggi verso la materialità e presunzione egoistica, che spero diventi pena perenne un domani dopo l’ultimo respiro, perché da questa odierna falsità e meschinità nascono e crescono violenza e bestemmie di vita futura. Una scritta per cui combatto da sempre … IO. Il popolino se ne riempie semplicemente la bocca. [e troverete molto nei vari capitoli sulle ‘bestemmie' quotidiane accettate in silenzio] Un numero sul dorso, 11 che definisce nel suo positivo ‘la via della consapevolezza spirituale e la conoscenza oltre la comprensione altrui, associato ad apertura mentale, idealismo intuizione e visione.’ Un numero che dovrebbe accompagnare la vita di chiunque di noi, soprattutto se inseriti in settori formativi per ragazzi ... peccato! Nella quarta di copertina inserisco un fiammifero che cadendo a terra sprigiona la fiamma degli inferi, il sentiero oramai incamminato dalla moltitudine e che nella prima di copertina ingloba la Croce della Verità. Quella Verità persa, forse mai cercata, venduta per una briciola di potere, per una moneta, per un capriccio che domani sparirà. Il Mondo non ci appartiene, semplicemente lo viviamo, lo sfioriamo per un momento così come i colori delle ali di una farfalla che scompare ad un battere di ciglio.
Capitolo 2
La Solitudine Intellettuale
La Solitudine, una nemesi umana perenne, anzi immemorabile. La prima cosa che Dio ha definito ‘non buona’.
La triste, tristissima verità su noi esseri umani è che ora ci sono più umani con meno essere che mai. La solitudine, seppur nella sua pura antichità, seppur nella sua familiarità, maschera la sua insidiosa capacità di essere disintegrazione individuale e sociale. Nonostante sia confusa e nascosta da fenomeni familiari e affini, come noia, depressione, rabbia, invidia, alienazione, la solitudine è identificata come il malessere più devastante dell’epoca. Madre Teresa di Calcutta l’ha definita categoricamente come il problema dei tempi moderni anche se inconscio. Molte le forme di solitudine, una classificazione lunga sia concettualmente sia esperienzialmente: metafisica, comunicativa, etica, esistenziale, emotiva, sociale, culturale. Una divisione non esaustiva né esclusiva. A dimostrazione, esiste una solitudine che definirei ‘l’assenza della presenza dell’altro’, dell’altro desiderato che crea una mancanza o una perdita all’interno del sé solitario e che porta a quel sentimento di vuoto, alla carenza di qualcosa dentro di sé, ma non è di questa solitudine che voglio ‘narrare’. Vorrei soffermarmi su un tipo di solitudine che, magari con un approccio non stereotipato, proporrei definita ‘intellettuale, morale, mentale’, e non la limiterei al vocabolo ‘etica’ - comportamento dell’uomo di fronte ai concetti di bene e male - anche nel suo significato più estensivo, in quanto vorrei addentrarmi nel dettaglio, cosa a me cara, spezzando il classico capello sino all’invisibile. La solitudine consiste in un complesso di emozioni negative e negazioni avvertite del proprio essere. Rispetto al primo tipo di solitudine quella di cui vorrei occuparmi presenta il suo sofferente come una nullità priva di valore intrinseco. Tale sensibilità di intrinseca inutilità come essere umano deve essere distinta dal senso di solitudine di cui accennavo prima ‘l’assenza della presenza dell’altro’, è una solitudine questa in cui ci si sente privi di valore a causa di fonti esterne, siano esse attribuite al rispetto, alla stima conseguita o altro. In ogni caso, l’individuo solo si sente come un nessuno o almeno, come un nessuno speciale, un nessuno importante. [Un concetto importante ed utile per comprendere tutto il libro.]
Una solitudine questa che viene vissuta come un desiderio di ciò che ci si aspetta, di ciò che si vuole e lo si anticipa implicitamente, intimamente, come legittimamente appartenente a se stessi in quanto essere umano: la realizzazione della propria socialità. La solitudine, così tradotta, diviene l’annullamento o invalidazione della propria esistenza. Da un punto di vista fisico il dolore opprimente e lancinante che la solitudine in senso lato crea non risparmia nessuna parte del proprio corpo sebbene tali sintomi possano essere avvertiti soprattutto nella testa, nel petto e nello stomaco. Il dolore della solitudine di cui narro amplia i segnali, annette anche la fatica e la stanchezza che sono le sue componenti abituali e per quanto riguarda le sue emozioni negative, siffatta solitudine comporta non solo i sintomi contenuti nel sentimento e attribuzioni di autocontrollo, ma aggiunge tristezza, timidezza, vergogna, senso di colpa, ansia, frustrazione, angoscia e disperazione. In termini di motivazione e comportamento la stessa può da un lato intorpidire e paralizzare fino a un punto di pura passività; d’altra parte, può spingere la persona in uno stato di panico. Inoltre se la solitudine non viene affrontata, cioè se viene negata piuttosto che vissuta, analizzata e accettata, i sentimenti di rabbia e rancore possono peggiorare e fomentare ostilità, aggressività e violenza. Secondo Honoré de Balzac [scrittore, drammaturgo, critico letterario, saggista e giornalista. [1799 - 1850] di tutte le varietà di solitudine, la solitudine etica è la più terrificante. Come inteso qui, la solitudine etica include la solitudine insita nella libertà, nella scelta e nella responsabilità così come nella formazione del valore, nell’attuazione e nell’impegno. Da qui la mia personale traduzione in ‘intellettuale, morale, mentale’. Parimenti esiste solitudine positiva, una solitudine sapiente ed essenziale che non esprime esteriorità, mode effimere, contrapposto interpreta riflessione, silenzio ed introspezione. Una ‘solitudine’ a sottrazione dal rumore dell’Anima, un momento di grande formazione ... un’altra cosa rispetto a quella evidenziata sino ad ora. [Dal libro ‘2018: La Vita, lo Sport e il suo Stercus’]
Sperando di aver delineato il punto astratto, essendo ‘un sentito, avvertito’ da cui parte il pensiero del mio scrivere, mi addentro nei capitoli ma con occhio sempre attento al concetto di solitudine intellettuale a cui assegno un’ interpretazione forse soggettiva ma rilevante se presa per vera e trasportata nella morale dei capitoli.